Incubo | By : PerseoeAndromeda Category: Italian > General Views: 1273 -:- Recommendations : 0 -:- Currently Reading : 0 |
Disclaimer: I do not own the series/book/movie that this fanfiction is written for, nor any of the characters from it, nor do I profit from it. The only exception to this, is if this is an original story. |
Silenzio…
Il ragazzino sbatté leggermente le palpebre: l’ambiente era ora luminoso. Si guardò intorno… la sua camera… Era stato solo un sogno dunque? Si portò le mani agli occhi, strofinandoseli stancamente.
Perché un sogno del genere? Non gli era piaciuto, non gli era piaciuto per niente! Il suo corpo era ancora scosso dai brividi, gli sembrava di sentire in bocca il sapore disgustoso del bacio che l’aveva violato. Al solo pensiero fu assalito dalla nausea.
E chi era quella creatura del sogno? Le forme erano quelle di un uomo, eppure non gli era sembrato umano… forse un fantasma… un vampiro?
La luce in cui era immersa la stanza suggeriva che il giorno era giunto da un pezzo; si era svegliato più tardi del solito. Uscì velocemente dal letto ma, non appena si fu alzato, dovette appoggiarsi al muro per non cadere:
“Non sono in forma” si disse “Mi sento male… che diavolo mi succede?”
Non poteva essere stato un incubo, per quanto terribile, a ridurlo in quello stato. Era così teso che sussultò quando sentì bussare alla porta: due occhi azzurri e una cascata di capelli biondi si affacciarono allo spiraglio socchiuso:
“Ah bene! Sei sveglio!” esclamò Hyoga “Stavo venendo a chiederti se pensavi di fare la marmotta tutto il giorno!”
Il sorriso scomparve dal volto del santo del Cigno non appena poté osservare Shun più attentamente.
“Ma ti senti bene?” gli chiese avvicinandosi.
“Sì” rispose Shun senza troppa convinzione “perché?”
“Non so… hai l’aria strana; e tremi…”
Era vero. Le reazioni incontrollate del suo corpo a quell’inquietante nottata non si erano ancora calmate; era stato tutto così reale, quell’essere così vivo… gli sembrava quasi di sentirlo ancora lì vicino, a sfiorargli le guance con quelle dita gelide, a toccarlo in quel modo orribile.
“Ho… solo fatto un brutto sogno” cercò di spiegare a Hyoga “e sono ancora un po’ scosso…”
“Mi dispiace… cos’hai sognato?”
Avrebbe voluto raccontarglielo ma si vergognava terribilmente; come avrebbero potuto prendere, Hyoga e gli altri, un simile sogno? Era troppo bizzarro e se l’avessero ritenuto una fantasia morbosa di un adolescente con un rapporto sbagliato e perverso con la sessualità?
Così si limitò a rispondere:
“Preferisco non pensarci; l’idea di parlarne mi mette i brividi…”
“Era così spaventoso?”
Shun si strinse nelle spalle:
“Capita di fare brutti sogni; tra un po’ l’avrò dimenticato”.
“Certo ma… essere ridotti in questo stato per un sogno…”
“Ti prego” sospirò Shun stancamente, portandosi una mano alla fronte “Non potremmo cambiare argomento? Ho detto che non voglio pensarci!”
Hyoga, dopo un attimo di perplessità, sorrise:
“D’accordo, vieni giù, stiamo facendo colazione.”
Quindi lo lasciò solo, per raggiungere nuovamente i piani inferiori.
Fare colazione? Pensava Shun. Ma se aveva la nausea! Il suo stomaco era sottosopra.
In preda ad un’irresistibile voglia di vomitare corse verso il bagno e finì quasi addosso a Ikki che ne stava uscendo.
Scorgendo il fratello minore che lo oltrepassava in fretta, premendosi una mano sulla bocca, il santo della Fenice lo seguì e lo trovò ripiegato su se stesso, assalito da violenti conati di vomito; in un attimo fu al suo fianco per sostenerlo. Quando si fu totalmente liberato, Shun si abbandonò esausto contro di lui, tossendo e respirando affannosamente.
“Ti è passato?” gli sussurrò Ikki accarezzandogli i capelli.
Shun annuì:
“Mi dispiace Niisan…”
“E di cosa? Non è colpa tua se hai mal di stomaco. Forse hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male…”
Gli posò una mano sulla fronte:
“Non hai febbre… niente di grave, con un giorno di digiuno e una tisana ti passerà tutto.”
Non erano disturbi di stomaco, Shun lo sapeva… quel sogno… e quel bacio… il suo malessere era dovuto a quel bacio di cui sentiva ancora il sapore amaro in bocca. Doveva dirlo, doveva raccontare tutto? No… aveva paura… era così assurdo! Sentiva talmente il bisogno di parlarne e allo stesso tempo non aveva il coraggio di farlo.
“Sarebbe meglio che tornassi a letto” diceva intanto Ikki aiutandolo a rimettersi in piedi “così ti riprenderai prima”.
Shun gli rivolse un tenero sorriso di gratitudine, continuando a rimanere aggrappato a lui. Effettivamente si sentiva così debole da non desiderare altro che sdraiarsi di nuovo, così accettò l’invito del fratello e si avviò verso la sua stanza. Fatti pochi passi, barcollò e perse l’equilibrio mentre Ikki accorreva ancora una volta a sostenerlo.
“Sei ridotto proprio male otooto-kun!” osservò mentre lo prendeva in braccio come avrebbe fatto con un bimbo “sto cominciando a preoccuparmi!”
Shun gli gettò le braccia intorno al collo, appoggiando la testa sull’ampia spalla fraterna:
“No, ti prego… portami a letto e lasciami dormire ancora un po’… poi andrà meglio…”
Ikki annuì e andò a deporlo tra le lenzuola.
Dopo avergli rimboccato le coperte, lo baciò delicatamente sulla fronte:
“Rilassati e cerca di riposare; dirò agli altri di non disturbarti. Se entro la fine della giornata non starai meglio, chiamerò il medico”.
Shun lo seguì con lo sguardo finché non si fu chiuso la porta alle spalle. Come sapeva essere tenero e affettuoso quell’orso di suo fratello! Solitamente era così sprezzante che Shun si stupiva quando si lasciava andare, con lui, ad effusioni quasi paterne.
Paradossalmente, man mano che crescevano, quelle effusioni erano sempre più frequenti, come se Ikki sentisse il bisogno di essere sempre più protettivo… come se dopo la guerra contro Hades, temesse di perderlo da un momento all’altro.
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