You and me, them and us | By : shaari Category: Italian > Originals Views: 818 -:- Recommendations : 0 -:- Currently Reading : 0 |
Disclaimer: This is a work of fiction. I do not know the celebrity I am writing about. I do not make any money from the writing of this story. |
Disclaimer: tutti i personaggi di questa storia e la trama stessa appartengono a me e sono dedicati a mio fratello William, che mi ha dato l’idea e mi ha aiutato molto a svilupparla. “Do we need this” appartiene ai Muse e non a me. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro e non è basata su alcun evento reale. Non è permesso copiare o utilizzare in alcun modo questa storia o parte di essa senza il diritto consenso dell’autore. È permesso citarne delle parti solo specificando l’autore,il titolo della storia e il link alla stessa.
Titolo: You and me, them and us (tu ed io, loro e noi)
Autore: morningstar (=stella del mattino)
Nota dell’autore: In questo capitolo scopriremo invece qualcosa di più su Doru, e incontreremo un terzo personaggio…anche se “personaggio” non è forse la parola esatta.
Il titolo di questo capitolo significa “Il Leone di Ghiaccio”
You and me, them and us
***
"Do we need this?"¹
(Muse)
Too many young and too many old
Too many people left during the cold
You want everything to change
Cause you are afraid of losing
[…]
Tell me do you really need this
Tell me do you really care
Tell me do you really need this
Tell me do you really care
I don’t think you really need this
I don’t think you really care
I don’t think you really need this
I don’t think you really care
Too many young and too many old
To many people left in the cold
We want everything to change
Now I’m so afraid of losing
Yeah yeah yeah
***
07 – The Ice Lion -
Smettila di tormentare te con passato
Magari potessi.
Ancora una volta Jaden è tornato, come ha sempre fatto da quel giorno, come sempre farà finché non riuscirà nel suo intento.
Finché non riuscirà a trascinarmi con sé all’inferno.
Sento uno strano rumore, come se qualcuno stesse rovistando in un sacco.
Apro gli occhi, scoprendo con stupore e sollievo che finalmente riesco a distinguere quello che vedo, anche se tutto mi sembra ancora piuttosto sfocato…
Non che ci sia molto da vedere, a dire la verità. Un paio di ragnatele sul soffitto basso, pareti di pietra fiocamente rischiarate dalla poca luce che filtra dalle feritoie, alcune tombe così vicine che se ne avessi la forza potrei stendere il braccio e toccarle. Siamo rimasti nella cripta, a quanto pare.
Giro la testa di lato per quanto me lo consentono i miei muscoli rigidi; Doru sta effettivamente rovistando in una sacca, raccogliendo da terra alcuni oggetti che non riesco a distinguere chiaramente.
-Cosa fai?- gli chiedo confuso
-Non più tempo. Acqua quasi finita. Noi andare- annuncia riponendo gli oggetti e chiudendo strettamente i lacci della sacca. Li stringe e ne osserva il risultato finché non ne sembra soddisfatto, e poi si rialza.
Ma…diamine! È un gigante!Non ho mai visto nessuno così alto in vita mia!
Devo avere sulla faccia un espressione veramente stupida, perché Dorian si volta a guardarmi e mi domanda:
-Perché tu guarda me così?-
-Sei altissimo!- esclamo stupefatto
-Sciocchezze. Tutti guerrieri mio popolo come me, o anche di più!- mi risponde fissandomi – tuo popolo tutto così basso?-
-Non sono basso! Sei tu che sei un gigante!- replico offeso
Doru scuote la testa. Ora che riesco a vederlo meglio, mi accorgo che ha i capelli biondi. Metto a fuoco a fatica altri particolari come i suoi occhi di un azzurro intenso incastonati in un viso dai lineamenti pronunciati.
Anche il suo fisico possente da’ un immediata idea di forza e di durezza, come una statua di pietra.
Con la spada legata al fianco e gli stivali di cuoio da combattente sembra una di quelle divinità guerriere dei popoli nordici.
-Tu vieni dalle terre dei ghiacci, non è vero?- gli chiedo.
-Si- risponde lui semplicemente.
Non avevo mai visto un soldato nordico prima d’ora, ma li conosco dalle storie che ci venivano raccontate da bambini e da come vengono talvolta dipinti su certe tavole di legno.
Chi li ha incontrati dice che sono impareggiabili in battaglia, e che combattono con ferocia fino al loro ultimo respiro. I “Leoni dei Ghiacci”, li chiamano alcuni.
Mai avrei pensato di incontrarne uno, per di più in una situazione del genere, e se mai qualcuno mi avesse raccontato una storia simile avrei pensato di essere stato preso in giro.
-Dobbiamo andare ora. Tu bisogno di nulla?- mi chiede rompendo il silenzio bruscamente e caricandosi la sacca sulle spalle, assicurandosela alla vita con una cinghia.
È una domanda retorica? Comunque ho sete e il solito altro problema imbarazzante si è ripresentato giusto qualche minuto fa.
Risolviamo questi problemi il più rapidamente possibile, e l’acqua è ora ancora più scarsa.
Anche lui dovrà pur bere, no?
A dire la verità comincio ad avere fame, ma non c’è bisogno di essere un genio per capire che non abbiamo né abbastanza acqua né abbastanza tempo per questo.
Piuttosto…come faremo ad andarcene? Io sono ancora mezzo paralizzato. Forse potrei azzardare qualche passo da solo, ma mi costerebbe una fatica immane e un dolore atroce ai muscoli.
Espongo il problema a Doru, ma lui si limita a scuotere la testa.
-Tu non può camminare. Troppo debole ancora- asserisce aiutandomi a rialzarmi lentamente.
-E allora come…- mi interrompo, stringendo i denti per il dolore
-Non preoccupa. Vidar porta noi- afferma risoluto Doru trasportandomi con difficoltà.
Azzardo qualche passo per rendere più agevole il tragitto ma rinuncio subito per via del dolore alle gambe. Nonostante ciò continuo a sentire un dolore sordo e pulsante nei muscoli.
-Vidar?- domando confuso, mentre con notevole difficoltà lui riesce ad aprire la porta e a trasportarmi fuori dalla cripta.
Ed ecco che, come se già non ne avessimo abbastanza, si presenta un problema alquanto serio:
Una rampa di scale, alquanto ripide per giunta.
Mi ero scordato di questo particolare…
Quando i nemici ci hanno attaccato ci siamo tutti precipitati giù dalle scale sperando di rifugiarci nella cripta.
Non funzionò.
La maggior parte dei cadaveri era già qui, vicino alle tombe; ho dovuto portarne giù solo un paio che erano caduti per primi.
Doru sbuffa, rimanendo in silenzio per un po’ e fissando le scale pensieroso. A quanto pare nemmeno lui aveva considerato il problema.
Ah già. Lui progettava di andarsene quando potessi camminare.
Non lo considerava certo un grosso problema, allora; probabilmente non ci ha nemmeno pensato.
-Come facciamo, Doru?- gli chiedo preoccupato
-Io porta te su. Tu non muovere- risponde prima di afferrarmi e appoggiarmi sulle spalle come si farebbe con un sacco.
È una posizione scomodissima, e anche piuttosto dolorosa, senza contare che sono a testa in giù e mi si sta annebbiando la vista.
Doru sale le scale con cautela, facendo attenzione a non sbilanciarsi; sarebbe veramente un disastro cadere.
Credo che morirei sul colpo per il dolore. Brr…meglio non pensarci…
-Alastair?Alastair sveglia, noi arrivati in cima!-
Doru mi sta scuotendo, devo essere svenuto durante la salita; mi sento ancora un po’ intontito, come quando si beve troppa birra di malto o quando ci si alza in piedi all’improvviso.
Siamo davanti a una grande sala, quasi completamente immersa nel buio.
Deve essere quasi sera.
-Ah…bene…e adesso?- gli chiedo
-Aspetta- risponde. Mi depone a terra e azzarda qualche passo nella vasta sala, quindi si ferma e si toglie di tasca uno strano oggetto che ricorda vagamente un flauto cerimoniale, ma molto più corto, e se lo porta alle labbra, soffiandoci dentro producendo un fischio basso e modulato.
Ripete l’operazione un paio di volte, e improvvisamente nell’oscurità vedo il bagliore di un paio d’occhi iridescenti, di un arancio dai riflessi paglierini.
-Doru! Attento!- sibilo facendo un debole cenno verso gli occhi, ma lui non sembra per niente preoccupato.
Con solenne lentezza dall’oscurità emerge la più selvaggia e magnifica delle creature che io abbia mai visto.
È un animale possente, dalle dimensioni impressionanti. Le sue zampe sono come macigni, e la sua testa è ancora più grossa; il suo pelo è folto e lucido, di un colore indefinibile tra il bianco e l’azzurro, come se fosse di ghiaccio, e sembra quasi emanare una sua luce fredda tutto intorno; le sue zanne sono grosse come pugnali, e molto probabilmente altrettanto affilate.
L’unica nota di colore in quel candore opalescente sono gli occhi, simili a braci ardenti, e i suoi artigli che sembrano intagliati nell’ebano. Si muove con maestosa grazia felina, ma so con certezza che sarebbe in grado di scagliarsi come un lampo verso un nemico, e di schiacciargli le ossa solo balzandogli addosso.
Trattengo il fiato, stupito e affascinato. La creatura sferza l’aria con la coda un paio di volte prima di dirigersi verso Doru e accucciarsi al suo fianco, come un cane fedele col suo padrone.
I Leoni dei Ghiacci. Ora capisco…
-Alastair, lui è Vidar!- esclama Doru in tono solenne, come se mi stesse presentando un sovrano o una divinità.
Apro la bocca ma non mi esce fuori nulla, sono troppo stupito per parlare.
-Un Leone dei Ghiacci- mormoro poi sottovoce più a me stesso che a lui.
-Voi li chiama così- è la sua risposta. Vidar mi fissa altezzoso, e mi auguro rabbrividendo che non passi per la mente di mangiarmi.
-Vidar molto forte. Lui porterà noi lontano- mi spiega sollevandomi di nuovo e portandomi più vicino, mostrandomi una specie di sella sul dorso della creatura, allacciata sul ventre e sul petto della stessa.
Diversamente da quelle per i cavalli, questa non ha né briglie né staffe, ma ha due protuberanze sul davanti che probabilmente fungono da manici.
-Ora tu sale prima- afferma sollevandomi di colpo e facendomi sedere sul suo dorso.
Non riesco a trattenere un breve grido di dolore per il movimento improvviso e sento sotto di me la creatura agitarsi con un ringhio sommesso simile al rombo di un tuono.
-Buono Vidar, calmo…- mormora Doru posando la mano sul muso della creatura in un gesto stranamente affettuoso, come se si trattasse di un animaletto da compagnia.
Peccato che il cosiddetto animaletto da compagnia, in questo caso, gli arriva a oltre la cintola e ha zampe in grado di schiacciargli la testa come frutta marcia.
Ciò nonostante il gesto sembra funzionare, e Vidar si calma dopo avermi lanciato un occhiata fiammeggiante.
-Tu non preoccupa. Vidar è bravo ragazzo, lui non farà te male!- esclama Doru gioviale, battendomi una mano sulla spalla facendomi quasi cadere di sella.
-Io non ne sono molto convinto…- borbotto diffidente, mentre Doru si siede dietro di me afferrando uno dei manici con una mano e tenendomi per la vita con l’altra.
-Vidar, parti!-
A quel comando il leone scatta con un balzo impressionante e io sento il mio stomaco, fortunatamente vuoto, rivoltarsi; se Doru non sorreggesse probabilmente sarei stato sbalzato a terra all’istante.
La creatura si muove velocemente, correndo e superando gli ostacoli balzando, i muscoli poderosi guizzanti sotto la folta pelliccia e le orecchie appiattite sulla testa. È un modo alquanto scomodo di cavalcare, ed impossibilitato ad assecondare il movimento vengo sballottato di continuo sulla sella.
-Vidar, destra!- esclama Doru dando una pacca sulla spalla destra di Vidar, ed ecco che quello gira a destra.
Stesso procedimento per la sinistra. Il leone obbedisce prontamente a ogni suo comando.
Cavalchiamo a lungo, e usciamo finalmente all’aria aperta oltrepassando il portone squarciato; davanti a noi si stende un ampia foresta.
L’aria fredda mi sferza il viso e le braccia facendomi rabbrividire; Il cielo notturno luccica di stelle, e con la luna sono le uniche luci a rischiarare il nostro cammino.
Il pelo di Vidar pare quasi brillare quanto loro, quasi che non fosse una creatura terrena quella che stiamo cavalcando, ma una divinità celeste.
Il pensiero, unito al vento freddo, mi fa rizzare tutti i peli del corpo, e cerco di stringermi nel mantello il più possibile.
Continuiamo a cavalcare ancora per molto inoltrandoci nella foresta, così tanto che ormai ho perso la concezione del tempo, ma non mi addormento.
Non potrei nemmeno se volessi, dato che ogni falcata di Vidar mi fa sobbalzare come una barca sul mare in tempesta.
Arriviamo infine in uno spiazzo erboso vicino a una piccola polla d’acqua.
-Vidar, ferma!- esclama Doru afferrandolo per la criniera, appena dietro le orecchie.
La creatura come sempre ubbidisce e si ferma, voltando la testa guardandosi intorno e fiutando cautamente l’aria circostante prima di emettere un breve ruggito.
-Bene. Questo posto sicuro- dichiara Doru risoluto.
-Come fai ad esserne certo?- gli domando scettico
-A Vidar piace qui. Vidar sentirebbe se ci fosse pericolo- insiste lui in tono così fermo che non trovo il coraggio di obbiettare.
Con cautela smonta dalla sella e mi aiuta a scendere, appoggiandomi ad un albero.
-Tu aspetta qui, io prendo legna per fuoco. Vidar farà guardia- dice prima di scomparire nella foresta.
Vidar si avvicina con lentezza maestosa e si accovaccia poco lontano.
Volto leggermente la testa per guardarlo, non troppo fiducioso nei suoi confronti.
-Cerchiamo di andare d’accordo, ok?- lo ammonisco diffidente
Il leone si limita a fissarmi altezzoso come sempre.
Poco dopo Doru è di ritorno con un mucchio di legna secca e un ciuffetto di erbe aromatiche; utilizzando un paio di pietre focaie che teneva nella borsa accende il fuoco, poi riempie una pentola dell’acqua della piccola sorgente prima di mettere a sobbollire un pezzo di carne con le erbe raccolte.
Ceniamo rapidamente, quindi lui toglie di mezzo più sassi e rametti possibile e prepara due giacigli ammucchiando delle foglie.
-Resteremo qui per molto?- gli chiedo mentre mi aiuta a stendermi nel mio giaciglio
-No, non credo- risponde lui accovacciandosi a sua volta e chiudendo gli occhi.
Poco dopo inizia a russare piuttosto sonoramente. Nonostante ciò, non passa molto prima che anche io mi abbandoni alla stanchezza…
-TO BE CONTINUED!-
TRADUZIONI:
***
"Ne abbiamo bisogno?"¹
(Muse)
Troppi giovani e troppi vecchi
troppe persone lasciate durante il freddo
tu vuoi che tutto cambi
Perché hai paura di perdere
[…]
Dimmi che ne hai davvero bisogno
dimmi che te ne importa davvero
Dimmi che ne hai davvero bisogno
dimmi che te ne importa davvero
Io non credo che tu ne abbia davvero bisogno
Io non credo che ti importi davvero
Io non credo che tu ne abbia davvero bisogno
Io non credo che ti importi davvero
Troppi giovani e troppi vecchi
troppe persone lasciate durante il freddo
Noi vogliamo che tutto cambi
Ora ho così paura di perdere
Yeah yeah yeah
BREVE NOTA DELL’AUTORE: Se per caso vi chiedete cosa significi Vidar, ebbene significa all’incirca “Guerriero della Foresta” ed è un nome scandinavo. Leggete e Recensite per favore.
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