Nodrieste - Elsi di Ariadne | By : kuro-chan Category: Italian > Originals Views: 950 -:- Recommendations : 0 -:- Currently Reading : 0 |
Disclaimer: This is a work of original fiction. Any resemblance to any real person is purely coincidental. [Questa è un'opera originale e inventata. Ogni somiglianza con persone o fatti reali sono puramente casuali.] |
Poggio la gamba sul pavimento in marmo, bollente, dalle cui crepe espira un costante gettito d'aria calda che ne satura la stanza. Trascino il ginocchio contro il cavallo, la pelle si stacca da terra emettendo un suono umidiccio, divaricandogli le gambe. Mi porto in avanti sostenendomi su una mano poggiata sul pavimento all'altezza dei pettorali. Avvicino il viso al suo petto, illuminato appena dalla luce flebile ma calda delle candele, e lo sfioro con le labbra mettendomi a odorare la pelle riscaldata dal sole. Lo bacio e lo lecco sui muscoli più pronunciati, umidi e salati, dal colore non dissimile al caramello.
La sua mano si posa sulla mia anca e, con una morbida carezza, mi sale lungo la vita trascinandosi dietro l'orlo della mia veste di seta. Mi mordo un labbro, inghiottisco il miscuglio di sale e sudore, sentendo un pronunciato gusto estivo mentre scende lungo la gola. Un seno viene scoperto, sollevo un braccio e il capo, venendo spogliata. Ricoperta da aloni di sudore gli cade sullo stomaco, la raccolgo, e la getto lontana ai piedi delle candele. Abbasso il capo e lo bacio ripetutamente, incamminandomi verso il suo viso. Con una mano mi stringe il fianco e con l'altra mi accarezza il seno, lo stringe, e lo massaggia.
Abbozzo un sorriso. Porto indietro un ginocchio. Piego il gomito. Mi porto in avanti con il corpo mentre il seno si preme sul pettorale lucido e umidiccio, lo stomaco lo sfiora, e sul viso sento il suo caldo e profondo respiro. Esito. Lo bacio. Stringe la presa mentre con due dita mi stringe il capezzolo del seno. Le sue labbra si aprono, piego appena il collo, apro la bocca facendo colare la saliva al suo interno. La sua lingua mi passa fra i denti e si struscia contro la mia. Tengo la vita premuta contro il suo ginocchio, serro la sua gamba fra le mie, spingo con il fondo-schiena e mi struscio contro. Accaldata, sudaticcia, e con le labbra serrate sulle sue mi lascio andare a dei gemiti di piacere.
Una fitta sul fianco. La luce delle candele si fa intensa, un lampo mi acceca, e il tutto si dissipa. Mi sveglio sotto i raggi di un sole cocente, con il capo poggiato su un braccio, e la saliva che mi cola sul banco in legno, di cui avevo impregnata un'intera guancia. Sollevo il capo e mi pulisco il viso con un braccio.
«Ehi, svegliati. Stai bene?» domanda Livia, seduta accanto a me.
Sollevo appena il capo guardando il Maestro; parla ininterrottamente alla lavagna, e mi volto verso la mia compagna di banco. «Sto bene, non ti preoccupare...» tengo un tono basso, scocciato, «non c'era bisogno di svegliarmi.»
«Facevi strani versi, pensavo che stessi avendo un incubo.»
«Incubo...» replico e abbozzo un sorriso, «mi piacciono gli incubi.»
«Sarà, ma se ti metti a urlare in classe potremmo finire nei guai e non ho voglia di subirmi la predica da mia madre,» si strofina la fronte umida con un palmo della mano «quindi se vuoi ancora poltrire come minimo ti sveglierò quante volte voglio.»
Sospiro appena mentre distolgo lo sguardo da Livia e mi metto ad esaminare le prime file. «Neil» mormoro. Guardo il giovane con la testa poggiata contro le nocche della mano, con la schiena sudaticcia su cui si attacca la bianca veste di seta facendo il calco della sua muscolatura. Abbasso lo sguardo sui miei seni inesistenti. Sospiro nuovamente. Poso il braccio sul banco, la testa sopra e, mentre nascondo con la mano libera gli aloni provocati dall'umore che scurivano la gonna, stringo le gambe e chiudo gli occhi.
«Ehi, mi ascolti?» domanda la ragazza.
«Si, si. Fai come preferisci...»
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